U16F …immensa, intima emozione…

UNDER 16 FEMMINILE. CHE IMPRESA PAZZESCA!

Siamo ad un passo dalle Final Four Interregionali

ASD Basket Sarcedo – Virtus Venezia 64-65

Non ho altre foto, ma questa va più che bene anche se riferita al pranzo di Natale. Va più che bene perché ci ha fatto capire che possiamo creare un groviglio di emozioni. Quelle che fanno brillare gli occhi. Che ti fanno anche piangere di felicità. Sono le emozioni che fanno battere il cuore, che ti danno la forza di rialzarti quando tutto sembra perso. Quando parlare di speranza è una fluttuazione tra sogno e utopia. Quando essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga superiore al solo fatto di respirare.

E’ un anonimo lunedì in terra vicentina. Un lunedì in cui sembra andare tutto storto dal primo momento in cui metti il piede in campo. Perché la tua giocatrice di punta è out fin dal riscaldamento, perché sei in otto e pochi sono i sostenitori nelle tribune ad incoraggiarti. Perché la legge di Murphy ti tallona, e sai che sovvertirla è quasi impossibile. E allora sorridi perché sai che quando l’arbitro alzerà la palla a due sarà peggio di quanto successo fino all’istante prima. Fuori piove, ma la convinzione è che dentro grandinerà. Chicchi di grandine enormi perché giochi con chi condivide con te il primato in classifica in questa ultima fase. E, quando dopo pochi minuti di gioco sei sotto di 20 punti, quando chiudi il primo quarto segnando la miseria di 6 punti e subendone una vagonata, quando rientri nello spogliatoio a metà partita e capisci che il k.o è praticamente tecnico ti restano due cose da fare. Sistemare tatticamente quanto puoi e lavorare sulle emozioni. In fondo non si tratta più di vincere o perdere, ma di sognare un’impresa. Di affrontare ciò che si ha davanti come fosse una sfida, un lungo viaggio di venti infiniti minuti. Un viaggio senza meta perché solo se non sai dove andare hai qualche possibilità di andare lontano. Inizia il terzo quarto e qualche punto lo rosicchi. Soprattutto inizi a difendere e in fase offensiva ognuna si prende qualche piccola, grande responsabilità. Poi l’ultimo quarto è un capolavoro. Meglio, è il capolavoro dell’anno. E i due minuti finali sono sublimi.

Ieri, a Sarcedo, per quanto mi riguarda, ragazze, è come se aveste vinto il campionato. Anzi è stata, è, e sarà, almeno per chi vi scrive, la vittoria più bella dell’anno. Vale più di una qualsiasi finale. Anche se erano le 18.00 di un lunedì uggioso e piovoso in una piccola palestra con le tribune semivuote. Infondo anche quando scali una montagna e sai che ci dormirai sopra perché hai il bisogno viscerale di vedere l’infinita bellezza di un tramonto e sentirti arrivare addosso il fremito dell’alba, del giorno nascente, spesso sei solo o con pochi compagni d’avventura. Ieri a Sarcedo è stato come vivere qualcosa di simile. Una immensa, intima emozione. No, non era una finale. E’ stata, per me , molto di più. Delle venti e più final four che ho avuto la fortuna di vivere in panchina la partita di ieri non le vale tutte ma molte, molte sicuramente. E con la partita di ieri potrei anche smettere di allenare con il cuore in pace.

Leggo, e cito testualmente quanto scritto sugli appunti di un mio lungo viaggio datato 2010 via fiume, mare e terra e, penso, siano parole di Francesco D’Assisi “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Chiudo con il ricordo di una immensa poetessa, di una grande donna che ci ha lasciati dieci anni fa. Ragazze leggete Alda Merini.

“Ho bisogno di sentimenti”

Io non ho bisogno di denaro.

Ho bisogno di sentimenti,

di parole, di parole scelte sapientemente,

di fiori detti pensieri,

di rose dette presenze,

di sogni che abitino gli alberi,

di canzoni che facciano danzare le statue,

di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.

Ho bisogno di poesia,

questa magia che brucia la pesantezza delle parole,

che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.

La mia poesia è alacre come il fuoco

trascorre tra le mie dita come un rosario

Non prego perché sono un poeta della sventura

che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,

sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,

sono il poeta che canta e non trova parole,

sono la paglia arida sopra cui batte il suono,

sono la ninnanànna che fa piangere i figli,

sono la vanagloria che si lascia cadere,

il manto di metallo di una lunga preghiera

del passato cordoglio che non vede la luce.

(Alda Merini)

CENTRO BASKET FEMMINILE 

VIRTUS VENEZIA