U 15 M a gonfie vele

SULLO STATO DELL’IMPIANTISTICA SPORTIVA. HOLIDAYS ON ICE, PIOGGIA SUI CAMPI E MOLTO ALTRO.

Campionato Under 15
Leoncino (terzi in classifica) – Veneziani (per ora in testa) 38 – 79

Qualche domenica fa soffiava un sostenuto vento gelido chiamato Burian, da cui il detto (?) “tira aria de buriana…”, che spazzolava ben bene le indifese pianure del Nord-Est. Al mattino mi trovavo in una palestra fuori Venezia e l’aria penetrava come lo sa fare l’acqua attraverso ogni fessura. All’esterno – il vento – faceva strage non solo di rami ed arbusti, ma ribaltava anche i piloni ancorati (?), come accaduto sul ponte della Libertà a Venezia, dove si è sfiorata la tragedia.
Se fuori della palestra si poteva volare sospinti dal vento, sul parquet di gioco si poteva fare altrettanto pattinando con le semplici scarpe da ginnastica, perché il fondo era più simile ad una pista di ghiaccio che ad un campo di basket, con tutti i rischi conseguenti quando ci si trova di fronte a simili situazioni. Questa domenica, in quel di Mestre, se fuori dal campo di gioco la pioggia cadeva a scroscio, sul parquet gocce continue che cadevano dal soffitto imperversavano sul lato destro della panchina ospiti. Nulla di cui stupirsi visto che la cosa normalmente accade in ogni giornata piovosa (evento degno della ben nota puntualità svizzera) anche in alcuni impianti di Venezia centro storico, ma nello specifico non sulla panchina bensì sul parquet di gioco.
Qualcuno mi ricorda anche che agli inizi degli anni novanta, al Taliercio di Mestre, una importante partita di basket non venne nemmeno iniziata perché l’umidità (si era in giugno) era tale che gli atleti non riuscivano a stare in piedi, e ad ogni appoggio finivano distesi sul parquet. La scivolosità dei campi di gioco è un grossissimo problema per il basket, e può essere causa di gravissimi infortuni per gli atleti. Purtroppo spesso i guai portano la responsabilità degli Enti proprietari degli impianti, che trascurano qualsiasi tipo di manutenzione (verniciatura periodica, pulizie con stracci umidi, …). Per detti Enti la “sicurezza” sembrerebbe terminare quando sono installate le porte a spinta per uscire rapidamente, e la copertura è bene ancorata anche se fa acqua da tutte le parti. Al fatto invece che il fondo non dovrebbe essere scivoloso, o che all’interno non dovrebbero esserci ostacoli non protetti, recinzioni a spigolo, corpi contundenti ad altezza uomo piantati sulle pareti, una distanza di sicurezza adeguata tra il campo e la prima fila delle gradinate – la lista sarebbe ancora lunga – proprio non ci si fanno caso, o meglio, nonostante le continue segnalazioni non intervengono quasi mai “demandando” alle ricchissime (in pazienza) e potenti (in volontà) società sportive il compito di rattoppare come possono situazioni di cronica emergenza quando invece servirebbero interventi strutturali. In tutto questo tralasciamo lo stato di degrado in cui versano normalmente gli spogliatoi o le ridicole omologazioni di alcune gare della fip accompagnate dai seguenti provvedimenti disciplinari (ammonizione con diffida alla società per il protrarsi della mancanza di acqua calda negli spogliatoi arbitri 75 RE). Come se fossero solo gli arbitri a non poter usufruire dell’acqua calda e non anche gli stessi atleti. E come fosse unica responsabilità della società tale mancanza.
Prima di pensare al nuovo superimmensoavveniristico palasport è sacrosanto operare una manutenzione, con interventi più o meno straordinari, sulle palestre dove quotidianamente i ragazzi si allenano con le rispettive squadre, dove la mattina sono impegnati nell’ora di educazione fisica (le palestre sono spesso le stesse) e nei fine settimana sono protagonisti in centinaia di partite di campionato. E’ fantascienza porre rimedio ad anni di incuria e di mancata manutenzione per quanto riguarda l’impiantistica minore? Si, per ora maledettamente si.

Chiusa questa divagazione veniamo alla partita di domenica, contro un volitivo Leoncino. La netta superiorità tecnica e di ritmo dei viaggianti prendeva decisamente possesso del campo fin dall’inizio nonostante la fase di riscaldamento pre-partita sia stata effettuata con soli tre palloni. In difesa le maglie erano strette ed il canestro, la squadra di casa, lo vedeva per diverse azioni solo in cartolina. In attacco pazienza, circolazione di palla e movimento contribuivano ad alzare inevitabilmente il livello delle conclusioni. Tutta la rosa a disposizione veniva ruotata, dando a tutti la possibilità di lasciare il proprio segno.
Nota a margine sull’arbitraggio che dovrebbe essere più attento a certe situazioni di gioco. Troppo spesso quando il divario nel punteggio aumenta si lasciano andare falli specie per chi è avanti nel punteggio e li subisce. I direttori di gara pensano che un ampio scarto tra le compagini giustifichi un metro arbitrale basato su poche fischiate. Nelle partite casalinghe questa modalità è stata diverse volte assunta. Ma una certa fallosità può e deve essere prevenuta sanzionando i molti contatti scorretti che l’hanno preceduta (vale per i giocatori di entrambe le squadre che calcano il parquet). Solo così si potrebbero ridurre drasticamente le condizioni perché possibili infortuni più o meno gravi non si verifichino. Il buon K. – da ribattezzare il beato K. – la maggior parte delle partite quando si muove palla in mano nei pressi dell’area oltre a portare la palla verso canestro spesse volte è costretto anche a issare verso l’alto qualche braccio di troppo. Sbaglierà anche qualche canestro in più del dovuto con relative reprimende da parte dello staff tecnico, ma possiamo assicurare che della decina di falli che subisce a partita non più di un paio gliene vengono fischiati. In casa nemmeno quelli. E, come accaduto nel terzo quarto della partita di domenica, quando si fa valere, e mette a segno il canestro gli viene fischiato, a seguito del contatto attaccante-difensore, fallo in attacco. Pur dando per buona la correttezza del fischio è stato deprecabile il fatto che il giovane, mentre usciva dal campo di gioco accompagnato dal vice allenatore in direzione spogliatoi al fine di “tamponare” la ferita al cuoio capelluto dovuta allo scontro di gioco, sia stato oggetto di sguardi irosi di parte del pubblico di casa accompagnati da qualche parola di troppo. Così come non è corretto che il tavolo dica la sua, e ha continui a farlo, nei confronti dello staff tecnico durante varie fasi del match. Sull’ennesimo fallo non fischiato subito, sul quale l’arbitro ha sorvolato come tanti altri – ma ormai è risaputo che la fiscalità viene fatta sempre prevalere sulla forma ed alquanto raramente sulla sostanza – arriva il meritato tecnico alla panchina ospite, meglio al coach, per proteste. Episodio che avviene a pochi minuti dalla fine del match quando la squadra veneziana aveva subito la bellezza di un fallo (sic!) in quasi diciassette minuti di gioco. Dopo il tecnico in meno di tre minuti di partita l’arbitro fischierà 4 falli (di cui uno tecnico per proteste) in 180 secondi ai padroni di casa. Quasi la metà di quelli fischiati nell’intero incontro. Ma obiettivamente di falli se ne sono visti molti di più, e qualcuno abbastanza eclatante per non dire pesante che non avrebbe dovuto essere perdonato. Il bello dello sport è che alla fine ci si stringe la mano. Arbitri, squadre in campo, allenatori e addetti al tavolo. Auguri al Leoncino per le restanti partite – meritato sarebbe l’approdo alle Final Four – del campionato.
Per i veneziani alla fine va bene così se si capirà che a pallacanestro bisogna saper usare anche la spada e non solo il fioretto !
Prossimo impegno in casa contro il Favaro domenica 18 marzo alle ore 17.30

 

SETTORE BASKET MASCHILE

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